Un prodotto prezioso in Italia: il tartufo
Chissà per quale motivo quando l’uomo scopre un alimento dalle fattezze e dai sapori insoliti gli attribuisce proprietà afrodisiache. È stato così per il cioccolato appena sbarcato dal Sud America, lo è stato per il peperoncino e non poteva essere diverso per il tartufo, tanto che il poeta Giovenale ne parla come di un frutto nato da un fulmine scagliato da Giove che, si sa, in quanto a virilità era imbattuto.
Ma a quanto pare il tartufo era apprezzato già tra i Romani e lo testimonia quanto scritto da Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia.
Per tutto il Medioevo e il Rinascimento non se ne conosceva la vera origine. Alcuni lo ritenevano una pianta, altri addirittura un animale ed era chiaro che fosse un prodotto della terra speciale poiché era possibile raccoglierlo, ma non seminarlo.
Oggi sappiamo che il tartufo è un genere di fungo che cresce sotto terra, vicino alle radici di alcuni alberi, preferibilmente querce e lecci, con i quali vive in simbiosi. Se non fosse abbastanza singolare la maturazione nel sottosuolo di un fungo, la natura lo ha dotato di un escamotage per poter diffondere le sue spore e potersi così riprodurre: l’odore intenso. È proprio il forte aroma, che ricorda quello del gas metano, ad attirare gli animali che, cibandosene, ne disperdono le spore.
Quando a essere attirati sono i cani, allora la mano dell’uomo è pronta a raccogliere questo prezioso prodotto della terra, amato e stimato da molti chef e buongustai.
In Italia le varietà considerate commestibili sono nove e tra le più diffuse ci sono il tartufo bianco di Alba o Acqualagna o pregiato, il nero pregiato, lo Scorzone, il Bianchetto, l’Invernale e il nero liscio. A seconda delle caratteristiche che presenta è più o meno pregiato e di valore, ma il costo dipende anche dalla stagione. Infatti il tartufo per proliferare ha bisogno di acqua, quindi la troppa siccità nelle settimane precedenti la raccolta ne limita la crescita con conseguente aumento del prezzo.
Il tartufo viene usato in svariati modi: quello bianco può essere grattugiato su pasta fresca e risotti o fatto a fette su piatti poco elaborati come uova, tartare di carne e fondute. Quello nero è mischiato ai funghi o pestato in un mortaio per ricavare una crema o tagliato a fette e cotto con arrosti.
Il tartufo è un altro vanto per l’Italia e a lui sono dedicate fiere importanti.
Tutte le domeniche di ottobre a Sant’Agata Feltria, provincia di Rimini, si celebra la Fiera Nazionale del Tartufo, tra spettacoli con i costumi tipici, mostre, gare di cani da tartufo, esposizioni e degustazioni. Il contesto è ricco di storia e offre anche luoghi d’interesse storico come la rocca Fregoso, il teatro Mariani e l’antico convento di San Gerolamo.
Il più importante evento del centro Italia dedicato al Tuber è sicuramente la Fiera Nazionale del Tartufo di Acqualagna, provincia di Pesaro-Urbino. Anche in questo caso convegni, manifestazioni, mostre e il bel contesto culturale e paesaggistico fanno da cornice al vero protagonista: il tartufo bianco pregiato. Molti sono i punti, denominati Palazzo del Gusto e Salotto del Gusto, in cui è possibile conoscerlo, degustarlo, abbinarlo ad altri prodotti e piatti e, perché no? acquistarlo.
Ogni sabato e domenica da metà ottobre a metà novembre si svolge invece la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba. Anche in questa occasione la città si riempie del profumo intenso del tartufo e lo propone ai visitatori che hanno la possibilità di acquistare un tartufo controllato da una Commissione di Qualità nel Mercato Mondiale del Tartufo. Da sottolineare la collaborazione con l’enogastronomia del territorio di Langhe e Roero.
Appuntamenti imperdibili per iniziare al meglio l’autunno, rendendolo meno uggioso, e per scoprire tutto su alcuni tra i prodotti unici che l’Italia offre e di cui essere orgogliosi.
Immagine presa da Sagreromagnole.